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29 Agosto 2024 •   

Nella stanza di... Virginia Woolf

È lei o non è lei ad aver ispirato questa rubrica speciale? Sì, è proprio lei: Virginia Woolf. La scrittrice che per prima ha parlato dell’importanza di un luogo fisico, un rifugio per le donne, dove potersi isolare staccando dalle preoccupazioni quotidiane. Tutto per poter scrivere in santa pace. Se non l’avete ancora letto, correte a recuperare il suo saggio “Una stanza tutta per sé”, del 1929 (meraviglioso, tra l’altro, nell’edizione con copertina rigida di Newton Compton Editori che vi consiglio caldamente). 

Ma quindi, dove amava scrivere Virginia Woolf? In che luoghi trovava ispirazione? E come questi influivano sulla sua scrittura? 

A me piace passare dall’una all’altra stanza illuminata; tale è per me il mio cervello, stanze illuminate; e le passeggiate nei campi sono i corridoi… E oggi sto sdraiata a pensare.

Immagine creata con l'intelligenza artificiale da Giulia @lettereleggere

Partiamo dalla sua preferita: Monk’s House, una pittoresca residenza del XVII secolo nel villaggio di Rodmell, nell’East Sussex. Virginia scriveva in una piccola dependance sotto le fronde di un ippocastano, una sorta di studio separato dalla casa principale. La stanza era semplice, arredata con pochi mobili: una scrivania in legno, una poltroncina comoda ma essenziale, scaffali pieni di libri, e qualche oggetto personale che portava con sé un senso di intimità e appartenenza. Non c’era nulla di superfluo o decorativo; l’ambiente rispecchiava il suo bisogno di concentrazione e silenzio. Dalla finestra, Virginia poteva vedere il giardino che curava con passione, un luogo di rifugio e meditazione per lei. In questa stanza tutta per sé, Virginia scrisse alcune delle sue opere più celebri, tra cui "Al Faro" (1927) e "Le onde" (1931). Queste opere, cariche di introspezione e sperimentazione stilistica, riflettono l'atmosfera tranquilla e contemplativa che Monk’s House offriva.

Prima di Monk’s House, Woolf viveva a Londra, nel cuore del quartiere di Bloomsbury, un centro intellettuale che divenne sinonimo del gruppo di artisti e scrittori noto come il Bloomsbury Group. Al 46 di Gordon Square, dove Virginia visse con sua sorella Vanessa Bell dopo la morte del padre, si trovava una delle prime stanze dedicate alla sua scrittura. La stanza in cui scriveva qui era caratterizzata da un arredamento tipicamente vittoriano, con mobili scuri, pesanti tendaggi e librerie che coprivano gran parte delle pareti. La scrivania di Virginia era spesso ingombra di carte, quaderni e penne, e da lì poteva udire il brusio della città, che contrastava con il silenzio che cercava durante la scrittura. Qui, nel fermento intellettuale e sociale del Bloomsbury Group, Virginia scrisse il suo primo romanzo, "La crociera" (1915), e iniziò a lavorare su "Notte e giorno" (1919).

Strano come il potere creativo metta immediatamente in ordine l’intero universo.

Immagine creata con l'intelligenza artificiale da Giulia @lettereleggere

Un altro luogo importante per Virginia Woolf fu Hogarth House, una residenza a Richmond, nel Surrey, che condivideva con il marito Leonard. Qui, i Woolf fondarono la Hogarth Press, una casa editrice che avrebbe pubblicato gran parte delle opere di Virginia, così come scritti di altri importanti autori modernisti. La stanza in cui Virginia scriveva a Hogarth House era luminosa, con grandi finestre che lasciavano entrare la luce naturale. L'arredamento era più leggero rispetto alla casa di Bloomsbury: tende chiare, mobili meno ingombranti, e uno spazio meno oppressivo che rifletteva il desiderio di Virginia di distaccarsi dall'austerità vittoriana. Le pareti erano spesso adornate con opere d’arte di amici del Bloomsbury Group. Durante il suo periodo a Hogarth House, Virginia lavorò su "Mrs. Dalloway" (1925), un romanzo che esplora il flusso di coscienza e l’interiorità dei personaggi con una profondità senza precedenti.

Una delle riprove della poesia è che senza dire le cose, anzi dicendo il contrario, riesce a esprimere le cose stesse.

Immaginando lo spazio in cui scriveva, cosa vediamo?

Nella stanza di Virginia Woolf c’è più di una sola stanza. Vi si riflette il suo percorso lavorativo e personale, citando con semplicità le abitazioni che ha attraversato negli anni. Un senso di pace pervade l’intero ambiente: fronde ombrose di fronte alle grandi finestre, frammentano la luce che le attraversa. All’interno pattern floreali, delicati si rincorrono ovunque: tappezzerie e tendaggi chiari, cuscini di tessuto verde rendono la stanza naturale. Una poltrona dalla struttura solida - forse acero o abete che sono legni di colore chiaro - viene resa confortevole da un paio di cuscini stropicciati: è evidente dove la scrittrice “abita lo spazio”. La scrivania ben rifinita ed elegante è ingombra di fogli fittamente ricamati da una calligrafia aggraziata. Se ne stanno sparpagliati, come colti da un colpo di vento o un guizzo creativo. E Virginia? È accanto alla grande libreria, che occupa un’intera parete; sfoglia libri con dita leggere, leggendo le parole di altri scrittori e trovando ispirazione nella stanza tutta per sé che ha creato.

Come avere uno spazio ispirato ad Virginia Woolf?

Archireaders - Vision board per una stanza ispirata a Virginia Woolf

Pattern naturali. Un richiamo alla naturalità, così presente soprattutto nella stanza che Virginia Woolf occupava a Monk’s House. Allo stesso tempo è un richiamo dell'intramontabile stile della campagna inglese (ne trovi un assaggio qui). Scegli pattern naturali per i tendaggi o per i cuscini, magari alternati ad un colore  più deciso, che ci porta al punto successivo.

Color block. Non solo nelle opere d’arte! La palette di colori vittoriana era tenue, e consentiva così di far risaltare le tonalità cupe dell’arredo, solitamente in mogano o quercia. Virginia preferì per il suo spazio i colori decisi e i soggetti stilizzati dipinti dalla sorella, Vanessa Bell, all'avanguardia e in linea con gli esperimenti creativi del post impressionismo. Perchè non optare anche tu per un opera d’arte di questa caratura, magari esposta senza cornice?

Librerie imponenti. Tratto distintivo dell’arredo tipicamente vittoriano le imponenti librerie scure al facevano da padrone negli ambienti straripanti di oggetti delle stanze vittoriane. Scegli una libreria vintage se puoi, magari qualcosa di recuperato da una vecchia scuola o da una casa abbandonata. Molti siti vendono questi articoli pregiati già restaurati, pronti per dare un sapore antico anche alla tua stanze.

Essenzialità. Dall’analisi dello spazio di scrittura di Virginia Woolf è emerso che prediligeva un luogo libero dalle superfetazioni vittoriane da cui proveniva. Puoi ispirarti a questo per creare un ambiente dalle linee pulite, richiami naturali sui toni chiari e pochi importanti pezzi vintage per creare a tua volta una stanza tutta per te. 

Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli.


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