Da quando nei feed di Instagram è apparso il trend “old disney” non ho potuto fare a meno di pensare che una volta i film d’animazione targati Disney avevano qualcosa in più. E perché l’ho pensato?
Da un veloce sondaggio pubblicato nelle stories Instagram, sembra che il motivo per cui amiamo i Classici Disney sia perché ci ricordano la nostra infanzia. Le emozioni suscitate e trasmesse da quei film animati, i ricordi e le condivisioni a cui quelle storie hanno fatto da cornice, hanno costruito un’idea nella nostra memoria, che si rispecchia nelle scelte che compiamo da adulti.
Personalmente quell’idea, abbinata a molte altre esperienze ormai diventate ricordi, ha contribuito a formare il mio concetto di “casa”.
Ecco qual è il fil rouge che lega i nostri amati Classici al modo che abbiamo di vivere un ambiente.
Ma facendo un passo indietro, cosa significa “Old disney”? Ci sono molte discrepanze su quale film animato rientra nei Classici Disney e quale no. Anche gli elenchi ufficiali si discostano dai cofanetti celebrativi rilasciati nel corso degli anni e con il passare del tempo lo stesso concetto di Classico ha assunto diverse sfumature.
In questo articolo ci soffermeremo sui lungometraggi e medio-metraggi animati con tecnica tradizionale, che coprono un arco temporale dalla fine degli anni Venti fino alla fine degli anni Ottanta. Dagli anni Novanta in poi, tutti i film animati sono stati una combinazione di tecnica tradizionale e CGI.
Come si riconosce un Classico?
Avendo già realizzato che il fattore emozionale è ad altissimo impatto sulla nostra elaborazione dei Classici, mi chiedo quali sono le caratteristiche che li rendono distinguibili dagli altri film animati?
Osservando i film dal punto di vista architettonico, i dettagli sono un elemento di spicco. Ci troviamo letteralmente di fronte a illustrazioni che prendono vita. Ad esempio o ne “La carica dei cento e uno” gli edifici storici di Londra sono abbelliti fino al più piccolo particolare. Possiamo dimenticare il meraviglioso bovindo intagliato da cui Rudy e Pongo vedono passare Peggy e Anita? Ne “Gli Aristogatti” invece è Parigi a venire visivamente descritta in modo sublime. Pensa alle strade acciottolate, gli alberi circondati da ringhiere e i famosi tetti della capitale francese balzano agli occhi per la complessità dei dettagli.
Ma non solo le città: possiamo dimenticare la grafica de “La bella addormentata nel bosco”? In questo lungometraggio animato è evidente la mano dell’artista (Evynd Earle n.d.) che disegnò gli sfondi per magnificenza comparabili agli stilemi degli arazzi medievali - prerinascimentali. Un'intenso lavoro di ricerca e l'uso della storia dell'arte come mezzo di contestualizzazione e comunicazione, hanno arricchito ciò che non era più solo un film per bambini.
Anche i colori sono fondamentali nella narrazione di una storia.
Per questo motivo, anche nelle scene che si svolgono in inverno o di notte, la luce calda proveniente da un lampione o da una finestra (ovviamente in stile inglese), ammorbidisce l’intera scena. I colori descrivono cosa sta succedendo prima ancora che i personaggi si muovono sullo schermo. Ogni sfumatura anticipa se ci sarà da ridere, da avere paura o se ciò che si avvicina è un momento importante.
Colori, dettagli e una buona dose di memoria storica nello stile dell’animazione.
Queste caratteristiche rendono un film animato un Classico Disney e diventano un ponte verso lo stile che vogliamo dare agli spazi in cui viviamo.
Vorresti scoprire come è possibile combinare tutto questo e non ritrovarsi in un parco divertimenti? Ti vengono in aiuto la creatività e la possibilità di raccontarti in quello che fai. Ma credo che anche i suggerimenti del prossimo articolo potranno esserti utili!
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Sono Lisa, architetto, fantasy-dipendente e scrittrice di racconti. Creiamo insieme uno spazio in cui vivere alla tua velocità, dove riunirsi con chi ami e scrivere la tua storia.
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