Quanto conta il meteo quando ci si trova al chiuso? Moltissimo.
Il meteo è in grado di stabilire l’atmosfera all’interno di una stanza, che sarà diversa se piove da quando è illuminata dal sole. E alla ricerca della frescura, per la serie #archireaders oggi facciamo un piccolo gioco: che tempo fa nella tua stanza?
In questo esperimento vi porto l’esempio dell’esperienza che Catherine Morland vive in uno spazio ben delimitato: la camera da letto in cui passa le notti in qualità di ospite della famiglia Tilney nell'Abbazia di Northanger. Quali sono le sue emozioni (a dir poco forti) durante un temporale? Come percepisce anche un semplice armadio laccato di nero e oro? E lo stesso armadio (detto stipo) com’è alla luce del sole?
CAPITOLO XXI
“La notte fu tempestosa. Catherine, mentre attraversava l’atrio, ascoltava la tempesta con sentimenti di timore […] In una casa tanto fittamente ammobiliata, e tanto custodita, non aveva nulla da esplorare e nulla da patire; e poteva recarsi nella sua camera da letto serena quasi si fosse trattato della camera di Fullerton.”
Da subito è chiara una cosa: l’arredo curato sembra un antidoto alla paura che può insinuare una notte tempestosa. Non è un metodo estraneo a chi racconta una storia, pensiamo ai film horror: lo spazio in cui si svolgono è spesso - e non a caso - trasandato, cadente e isolato.
Sarà lo stesso quanto la protagonista si troverà da sola nella sua camera?
“[…] Si guardò attorno. Le tende della finestra parevano muoversi. Non poteva essere che la forza del vento che entrava attraverso le imposte e lei si fece coraggiosamente avanti, cantarellando con disinvoltura un’aria per assicurarsi che fosse proprio così. […]”
Anche qui Catherine sembra disinvolta, si sta autoconvincendo che il tempo fuori da quelle mura non è in grado di influenzarla. Con calma, si prepara per la notte e lascia spegnere il fuoco, cercando di non dare peso al fatto che resterà al buio. Mentre si sta infilando sotto le coperte succede qualcosa…
“[…]si accingeva a entrare nel letto, quando, lanciando un ultimo sguardo alla camera, venne colpita dall’aspetto di un alto e antico stipo nero […] Prese la candela e guardo dappresso lo stipo. Non era in alcun modo di oro e ebano, ma era lacca, lacca nera e gialla di gran pregio […]. La chiave era nello sportello, e lei provò il desiderio di guardarvi dentro […]. In breve non avrebbe dormito prima di esaminarlo. […] Il vento fischiava giù per i camini, la pioggia batteva torrenziale contro le finestre e tutto sembrava proclamare la tragicità della sua situazione. […]
L’autrice, Jane Austen, sta magistralmente facendo il verso a molti dei romanzi gotici usciti in quegli anni. Ma questo Catherine non lo sa, essendo un personaggio uscito dalla sua penna. Ed è terrorizzata. Da notare la dettagliata seppur concisa descrizione del meteo: vento e pioggia proclamano la sua situazione tragica.
Con difficoltà, Catherine riesce ad aprire lo sportello dell’armadio e anche quello di un vano nascosto al suo interno. Lì vi trova un manoscritto…
Il pallore della luce della candela la costrinse a guardarla con ansia; per non avere altre difficoltà nel decifrare il manoscritto, se non quelle determinate dalla sua antichità, la smoccolò all’istante. Ahime! nello stesso istante venne smoccolata e spenta; non una pallida scintilla nello stoppino poteva lasciar sperare di riaccenderla. Oscurità impenetrabile e irrimediabile scese sulla stanza. Una forte raffica di vento, sollevandosi con furia improvvisa, accrebbe l’orrore del momento. […] E la tempesta poi, di tale intensità! - Non era solita spaventarsi del vento, ma ora ogni raffica sembrava pregna di un terribile significato.
Qui persino la protagonista si rende conto che di solito non si spaventa per il vento; ma il vento non lo sa e “accresce l’orrore del momento”. Catherine non è più in grado di sostenere la diatriba tra paura e curiosità. Lo spegnersi della candela la porta a infilarsi sotto le coperte, al sicuro. È soltanto con il placarsi della tempesta, all’alba delle tre di notte che si addormenta esausta.
E la mattina dopo, cosa succede?
CAPITOLO XXII
“La cameriera che apriva le imposte alle otto del mattino fu il primo suono a ridestare Catherine; aprì gli occhi, stupita che mai si fossero potuti chiudere, scorgendo oggetti rasserenanti; il fuoco ardeva già e una luminosa mattina seguiva la tempesta notturna. Subito tornò il ricordo del manoscritto […] Il suo occhio avido percorse rapidamente una pagina e subito Catherine sussultò. Era mai possibile, o i sensi la ingannavano? - Un elenco di biancheria, in una grafia rozza e moderna, era all’apparenza tutto quello che aveva davanti. […] Come aveva potuto ingannarsi tanto? […] Ansiosa di liberarsi di quelle prove della sua stoltezza, i detestabili fogli sparpagliati sul letto, si alzò subito, e ripiegandoli li rimise a posto nello stipo […].”
La luce dissipa ogni timore. Il misterioso armadio, così cupo e antico, con le serrature che si inceppano al momento giusto, non è altro che un mobile moderno, pregiato e perfettamente funzionante.
Il meteo determina una visione completamente diversa dello spazio in cui Catherine si trova: tutto è molto normale, quotidiano. La stanza ben arredata, confortevole che non fa trasparire l’antichità delle mura dell’Abbazia in cui si trova. Eppure è la stessa della notte prima, la stessa che sembrava una camera solitaria in un luogo abbandonato.
Il libro era l’Abbazia di Northanger, di Jane Austen e ora il nostro viaggio nella stanza di Catherine ci porta a te. Qual è stata l’ultima volta che il meteo ha reso la tua casa accogliente, o fresca, o strana o addirittura paurosa? Se ti va, racconta la tua storia qui o taggami su IG e fammi sapere se hai adottato qualche trucco per cambiare la tua percezione.
Playlist dell’articolo
Wandering Jane - ft. Jack Liebeck, by Dario Marianelli Jane Eyre OST